lunedì 8 marzo 2021

Festa della donna 2021 - Rompere gli schemi e uscire dalle righe



Ho sempre odiato le categorizzazioni a tenuta stagna, i canali espressivi senza deviazioni e tutte quelle strade comunicative tracciate senza possibilità di attraversamento. 
Femminile, maschile, rosa, azzurro, puoi, non puoi, capacità, incapacità, dentro, fuori, emotivo, razionale... 
Ricordo che quando ero piccola, il mondo mi pareva estremamente suddiviso e diviso, forzatamente eterogeneo, una scacchiera in bianco e nero, precisa e quadrata, senza possibilità di sfumature o sbavature. Eppure, nella mia ingenuità, ho pensato che crescendo avrei trovato qualcosa di diverso, una culla di cultura e comprensione, dove avrei potuto esprimere i miei talenti al di là delle classificazioni e delle differenziazioni, ma non è stato così. 

Ricordo che avevo 21 anni quando partecipai alla mia vera prima riunione e quando sentii per la prima volta dire in ambito lavorativo: “voi donne siete troppo sensibili, vi affidate sempre al vostro cuore nelle scelte e nelle decisioni e questo vi porta sempre a sbagliare”. Non penso che usare il cuore di per sé sia una cosa orribile, ma che in quel contesto e con quel contorno suonava come una minaccia e una condanna totale all'incapacità di saper prendere decisioni giuste ed eque in quanto donna. 
Con gli anni le cose non sono certo migliorate, anzi, potrei scrivere un saggio sulle volte che ho sentito frasi partire con "voi donne…", seguite poi da qualche cliché retrogrado e senza senso. 
Per anni ho sofferto per via del fatto che il mio destino pareva già deciso da tempo: il mio sesso implicava una serie di difficoltà e ingiustizie che mai avrei immaginato di dover sopportare e combattere. 

Quante volte mi sono ritrovata a sminuire me stessa per mettere a tacere quei giudizi impietosi e le allusioni poco professionali? E quante volte per evitare conflitti con persone ignoranti, ho lasciato che mi mettessero in quelle scatole che tanto odiavo, offrendo loro persino il lucchetto? 

Grazie al taoismo (che non è una religione), sto imparando tantissime cose, soprattutto l'importanza di non affidarsi a categorizzazioni, poiché tutto è relativo e mutevole. In questa visione della realtà, le divisioni non sono fisse e una cosa si esprime in una o nell'altra classe solo quando messa in comparazione con qualcos'altro: yin yang, infatti, esprimono più un rapporto, che una comparazione. 
Così potremmo dire che una donna è più yin di un uomo, ma che un uomo anziano è più yin di una donna giovane. Ovvero, fino a quando non si cerca un confronto, non esiste divisione, né categorizzazione. 

Questo principio, insieme a quello dell'accettazione del cambiamento e della fluidità della vita, mi ha dato un po' di pace e di coraggio. Purtroppo, siamo lontani da quel tipo di mondo che sognavo da bambina, ma ci siamo più vicini di quanto non lo fossimo anni fa. 

La relatività non è un modo semplicistico per sfuggire alle sfide, è un'apertura al cambiamento e al saper vivere senza paura e resistenza ad esso, rispettando tutti senza cercare necessariamente la distinzione assoluta e spesso limitante per sentirsi più forte dei suoi simili. 

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