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lunedì 8 febbraio 2021

Movimento Terra - Collegare ed immaginare

Oggi ho partecipato ad bellissimo seminario di formazione sul movimento Terra, uno dei cinque movimenti dello Wu Xing.



Questi studi, che ormai porto avanti da qualche anno, hanno influenzato moltissimo il mio stile di vita, il mio pensiero e naturalmente anche il mio modo di leggere e di scrivere.
Ormai fatico a pensare a qualcosa senza inserire all'interno di quel concetto un qualche principio del Taoismo o della cultura e filosofia orientale.
Il movimento marziale, esterno e visibile, si è trasformato in qualcosa di più profondo e sottile, ed ora quell'energia dà forma e significato alle azioni della mia vita.
Oggi in particolare abbiamo parlato della Terra, un movimento che ha a che fare con il pensiero, la capacità di creare collegamenti e di immaginare. Un'energia che spesso tende ad annodarsi nel rimuginio e patologizzarsi nell'ossessione.
Da un anno a questa parte non è facile evitare di focalizzarsi sul pensiero, chiudersi noi stessi o nella nostra immaginazione mentre si attendono tempi migliori, eppure è sempre importante mantenere accesi anche gli altri movimenti, proprio per non perderci sprofondando completamente. Il mio cuore, che è il fuoco e l'imperatore del mio corpo, qualche decennio fa mi ha suggerito che la scrittura era il mio destino e così, mi lancio in questa passione grazie al coraggio del legno, alla forza di volontà dell'acqua e alla rettitudine del metallo.
Nel mio libro ho cercato di inserire parte di quanto appreso e assorbito grazie a questi studi e per questo non vedo l'ora di ricevere altri feedback a riguardo
😊 perché si sa, il fuoco va anche alimentato 🙏

sabato 26 dicembre 2020

Leggere, un viaggio nella fantasia - ENG (right after Italian) To read, a fantastic journey

Quando ero bambina riuscivo a leggere fino ad un libro a settimana e lo facevo davvero più che volentieri; quell’attività, per me, non era un’imposizione né un obbligo, poiché non c'era niente di più stimolante e creativo del poter fare volare la mia fantasia in mondi e tempi lontani.

I libri erano la mia panic room, il mio rifugio, la mia macchina del tempo e il mio portale per il teletrasporto, con essi io potevo isolandomi completamente da tutto quello che mi accadeva attorno e sentirmi al sicuro allo stesso tempo.

Leggere era un piacere, una necessità così impellente che quando stavo per finire un libro, dovevo già averne un altro pronto da poter iniziare. A quei tempi le biblioteche erano sempre ben fornite e senza pubblicità in TV o post sui social, l'unica cosa possibile da fare era buttarsi nel racconto senza esitazione, scoprendo un po' alla volta se quella scelta era stata ben guidata dall'istinto e dalla curiosità. 

Mi ricordo ancora quando, immersa nell'odore dolce e legnoso dei libri usati, passavo il mio ditino indice tra una copertina e l'altra, valutando lo spessore della costa e cercando tra i titoli qualcosa che potesse davvero attirare la mia attenzione ed appagare la mia fame di informazioni sull’argomento principe che mi affascinava in quel preciso momento.  

C'è stato il periodo egizio, quello medioevale, quello delle storie fantastiche, quello dei grandi viaggi, quello dell'Oriente e poi, più avanti, quello delle storie d'amore adolescenziali. 

Ed è stato così che, quando non potevo leggere per questo o quell'altro motivo, ho iniziato a mescolare tutti quei mondi e quei tempi al fine di inventare le mie storie. Una volta capita la logica di un racconto, la sua struttura, il suo scopo ed il suo messaggio, l'unico limite era la fantasia e quella grazie al cielo quella davvero non mi è mai mancata! 

Certamente era un processo complesso che richiedeva tutta una serie di azioni, come prendere, analizzare, comprendere, scorporare e ricomporre ciò che avevo letto in qualcosa di nuovo e personale, trasformando le mie idee in una sorta di patchwork letterario. 


A tappare i buchi, a riempire i vuoti, ad aprire le porte e a segnare i sentieri ci pensavano infine le parole, le mie magiche fatine che ancora oggi mi accompagnano in mondi dove i grandi a volte non vogliono più andare, se non quando aprono i libri e chiudono fuori il resto.   




ENG 

When I was a child I could read up to a book a week and I really did it more than willingly; that activity, for me, was not an imposition or an obligation, since there was nothing more stimulating and creative than being able to let my imagination fly into distant worlds and times.

The books were my panic room, my refuge, my time machine, and my teleportation portal, with them I could completely isolate myself from everything that was happening around me and feel safe at the same time.


Reading was a pleasure, such an urgent necessity that when I was about to finish a book, I had to have another one ready to start. In those days, libraries were always well-stocked and without advertising on TV or posts on social media, the only possible thing to do was to throw yourself into the story without hesitation, discovering little by little if that choice was well guided by instinct and from curiosity.

I still remember when immersed in the sweet and woody smell of used books, I passed my index finger between one cover and another, evaluating the thickness of the coast and looking for something among the titles that could really catch my attention and satisfy my hunger for information on the main subject that fascinated me at that precise moment.

There was the Egyptian period, the medieval one, that of fantastic stories, that of great travels, that of the East, and then, later, that of adolescent love stories.


And that was how, when I couldn't read for this or that reason, I started mixing all those worlds and times in order to make up my own stories. Once you understand the logic of a story, its structure, its purpose, and its message, the only limit was the imagination, and thank goodness that I have never really lacked!

It was certainly a complex process that required a whole series of actions, such as taking, analyzing, understanding, breaking apart and reassembling what I had read into something new and personal, turning my ideas into a sort of literary patchwork.


To plug the holes, to fill the gaps, to open the doors, and to mark the paths were finally the words, my magical fairies who still accompany me in worlds where the grown-ups sometimes no longer want to go, if not when they open books and shut out the rest.

lunedì 2 novembre 2020

Era solo un sogno



Questa notte ho fatto un sogno davvero strano, effettivamente era un po' di tempo che non mi capitava più di sognare così.

Da quando è iniziato questo periodo buio e difficile, anche i sogni sono cambiati, come intimoriti dalla pressione soffocante della realtà diurna che prende ed avvolge ogni desiderio futuro e lo lega inevitabilmente ad un destino comune per tutta l'umanità.
Eppure il sogno di stanotte è stato diverso, non particolarmente bello o positivo, ma semplicemente creativo, assurdo, enigmatico, proprio come i sogni che facevo prima.
Nel mio sogno c'erano alcune mie vecchie amiche, persone che ho perso di vista e che ormai osservo solo da lontano grazie alla testimonianza lasciata da qualche foto aggraziata postata sui social. Mi compiaccio che siano vive e che stiano bene, ovviamente, ma risulta strano vedere dettagli intimi della loro vita senza esserne davvero parte. 

Comunque, nel sogno le ragazze parlavano delle loro carriere favolose e tenevano in mano dei faldoni pieni di fogli, tenuti in ordine da tanti segnapagina colorati che parevano delle pignatte. Io le osservavo e pian piano scivolavo verso il basso, fino a quando mi sono fatta così piccola da cadere tra le pieghe del divano, in quei luoghi oscuri dove si annidano le briciole e la polvere.
Il divano è comparso all'improvviso, non mi ero nemmeno resa conto di esservi sopra (e poi dentro), ma il mio rimpicciolirmi, ecco quello lo potevo percepire bene. 
Senza che loro se ne fossero nemmeno accorte, io non c'ero più, o meglio, io c'ero, ma loro non mi potevano più vedere.
Agitandomi balzavo tra la polvere e le briciole per farmi notare, ma loro ormai stavano andando via con dei vinili in mano (evidentemente i faldoni non servivano più).

Alla fine mi sono accovacciata, ho appoggiato la testa sulle ginocchia e mi sono svegliata, felice e confusa di non aver sognato grafici e numeri. 

giovedì 4 giugno 2020

Scusate, ma questo non è solo un momento storico come un altro.

Per quanto si possa tentare di fare finta di niente, non si può negare che questo sia un periodo storico difficile, duro e tagliente; un periodo che lascerà un segno indelebile nelle nostre vite. Il virus, l'economia, i disastri ambientali e le proteste per i diritti civili, ci hanno mostrato i nostri limiti e la necessità impellente di una vera trasformazione e cambiamento. 

In questo clima vorticoso di desiderio e paura, mi sento risucchiare nella confusione dei miei pensieri e salto da una parte all'altra rimanendo faticosamente stabile. Da una parte non sopporto il mondo che abbiamo costruito sinora con tutte le sue contraddizioni e le sue ingiustizie, ma dall'altra temo che il cambiamenti possa portare a più ingiustizie ed ineguaglianze. Eppure nel mezzo c'è ancora una zona luminosa di speranza che mi fa sperare nella possibilità di un'umanità evoluta, brillante e benevola. Un'umanità a servizio dell'ambiente, degli animali e di sé stessa. 

"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio". Lezioni americane - Italo Calvino

venerdì 10 novembre 2017

Uno scatto di felicità

Quando siete felici fateci caso 
- Kurt Vonnegut - 



Sì perché la felicità non è una costante: ci sono momenti difficili, complicati e a volte estenuanti ed a questi guarda caso ci facciamo sempre caso. La felicità è più difficile da catturare e comprendere, un po' come quando si cerca lo scatto perfetto e spesso poi arriva all'improvviso, quando abbiamo smesso di cercare. Quei momenti felici possano essere una fotografia da portare con noi nei momenti bui, per ricordarci che la ruota gira e per ogni yin esiste uno yang.
Apprezzeremmo davvero i momenti felici se non vivessimo anche quelli negativi? Forse no. Forse siamo troppo abituati alla sofferenza, all'infelicità, alla lamentela per sopportare una vita felice. Eppure la verità è che a volte dipende solo da noi. Ci sono momenti nella vita davvero felici, ma ce ne sono anche tanti di potenzialmente neutri, il cui valore è determinato dal nostro atteggiamento rispetto agli eventi stessi.
Ad esempio, io ogni giovedì insegno Tai Chi al mattino, e ogni giovedì da un anno mi sveglio felice e passo sempre una giornata fantastica, questo perché un bel giorno, circa un anno fa ho partecipato alla mia vita e mi sono resa conto di quanto mi piacesse il giovedì. E' stato un cambiamento improvviso, un momento di mindfulness nel quale fatico ancora a credere. Prima di allora odiavo il giovedì mattina, mi alzavo nervosa e pensavo che fare movimento al mattino fosse stancante, parlare faticoso, vedere le persone, confrontarsi dover dimostrare qualcosa a tutti i costi. Notare che quelle persone mi piacevano tutte, sono sempre state degli esseri umani che io apprezzavo e stimavo, ma nonostante ciò mi era sempre apparso come il giorno più faticoso della settimana, il giorno da superare indenne dentro al sacro venerdì.
Poi un giovedì, finita la lezione mi sono voltata a guardare la palestra vuota e ho pensato "Come sono fortunata!" Sì, perché è davvero una fortuna poter fare il lavoro che ami, parlare con la gente, quella bella, muoversi in armonia con l'universo e persino parlare a voce alta anche se una cosa difficile. 
Da allora aspetto con ansia il giovedì mattina e da allora ogni giovedì la giornata è sempre bella, ricca e piacevole. Se non fosse troppo da dire, direi che l'universo è uno specchio e ci rimanda le immagini che noi per primi inviamo. Una follia? Forse, ma tanti scienziati, psicologici e biologici ci credono, e lo dicono ad alta voce. 
Come vorrei che nelle giornate tristi mi tornasse sempre in mente quel giovedì, a volte funziona ed altre no, ma se ce l'ho fatta una volta, so che potrà succedere di nuovo, forse per il martedì che mi sembra una giornata faticosa e stressante, o per lunedì che pare sempre eterno. 
Anche se ancora non sono una guru della positività, ho imparato a farci caso: quando sono felice, io ci sono. 

Tao Te Ching verso 16 - verse 16 - ITA and ENG

  "Ritornare alle radici significa trovare la pace. Trovare la pace significa onorare il proprio destino. Onorare il proprio destino è ...