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domenica 16 maggio 2021

Coltivare le passioni, un racconto breve - Cultivating passions, a short story ITA and ENG



Un giorno, stanca di vedere i miei sogni seccarsi come semi vecchi in un cassetto, presi la mia zappa, i miei stivali di gomma, una manciata dei miei desideri e mi misi alla ricerca di un terreno dove poter dare spazio alle mie fantasie.

Rimasi stupidamente stupita nel vedere che gran parte della mia immaginazione si era inaridita sotto il cocente sole della disillusione e dell'immobilità creativa, mentre l’altra era quasi completamente stagnante, bagnata, affogata in valli di lacrime nutrite da paure più o meno realistiche e dalla mancanza di fiducia in me stessa e nel mio estro. 

Vagai con i miei semi chiusi nel pugno serrato e la zappa che mi trascinavo dietro a fatica per giorni, mesi, anni... fino a quando un giorno non incontrai un piccolo cancello.

Sull'inferriata vi era affisso un piccolo cartello realizzato su una placca di ottone e decorato con smalti colorati che diceva: "Giardino segreto - vietato l’ingresso agli adulti spenti e senza fantasia".

Ridendo spinsi quella piccola struttura cercando di forzare il lucchetto dorato che la teneva chiusa, ma il cancello non si aprì e parve invece diventare più grande e pesante.

Per un attimo mi fermai a pensare con cosa avrei potuto rompere il lucchetto e improvvisamente mi ricordai della zappa! 

Così, sicura del mio strumento, presi il mio attrezzo le battei con forza contro il lucchetto e contro la serratura, ma non accadde nulla. 

Dopo svariati tentativi la zappa si scheggiò e ormai sconfitta decisi di sedermi ad osservare il mio nemico di ferro battuto, quando notai che il lucchetto non era un sigillo qualsiasi, ma bensì la chiusura del mio diario segreto, un reperto antico che conservavo in qualche libreria ormai sommerso da libri adulti e sogni più attinenti alla mia realtà.

Adoravo quel diario, ci avevo scritto tante cose e fu il mio compagno di strada fino a quando non compii sedici anni e mi parve doveroso chiuderlo per sempre.

Quel libro segreto, così tenero e perfetto, aveva un solo grande difetto: il lucchetto era difettoso e mia nonna mi dovette mostrare un trucco per poterlo forzare senza rompere la piccola chiave a seguito delle mie scene di disperazione e afflizione totale.  

Allora quell’apertura mi parve come una fantastica magia, perché allora sapevo credere nei piccoli gesti, nelle coincidenze e nel buon cuore delle persone e quello spesso mi bastava per spalancare porte, portoni e limiti di ogni tipo. 

Mentre sedevo ancora incredula davanti al cancello sbarrato mi resi finalmente conto che la mia razionalità, il mio scudo invisibile contro tutto e tutti, mi aveva chiusa dentro e fuori, impedendomi di trovare soluzioni creative ai miei problemi e agli ostacoli della vita.

Senza nemmeno accorgermene con il tempo avevo perso la capacità di sognare, di credere nelle cose, nelle persone e nelle mie capacità ed era ormai chiaro che non sarebbe certo bastata una zappa per piantare e coltivare i semi dei sogni e delle passioni. 

Così, con uno sforzo sovrumano di coraggio e di confidenza, forzai il lucchetto ripensando ai gesti della nonna, alle sue mani magre e alla sua pelle translucida, ai suoi occhi socchiusi e ai suoi movimenti decisi e fiduciosi e provai a ripeterli ritrovando quel desiderio di magia e stupore che avevo gradatamente spento e dimenticato.

Senza troppo impegno fisico il cancello si aprì, e con il cuore sorridente e l'entusiasmo di una bambina entrai nel giardino segreto. 

Lì ogni cosa era ricca, fertile, luminosa e viva. 

Lasciai la zappa e iniziai a scavare con le mani, sporcandomi da testa a piedi e ridendo della mia cocciutaggine e delle mie inutili rimostranze.

In un paio di ore seminai tutti i semi che mi erano rimasti e li annaffiai con l'acqua della volontà e della determinazione. 

Da quel giorno ricominciai a coltivare le mie passioni, a dedicarci del tempo, a prendermene cura, permettendomi di sporcarmi di terra, di bagnarmi con l'acqua, di lasciarmi scaldare dal calore del sole e cullare dalla voce del vento.

Le piante non sono grandi come avrebbero potuto esserlo se avessi iniziato subito questo percorso, ma stanno crescendo e sono vive, e in fondo non mi spiace affatto crescere con loro e imparare anche a coltivare me stessa. 

venerdì 23 aprile 2021

Buon compleanno - Happy birthday


Oggi, proprio nel giorno del mio trentaseiesimo compleanno, stavo facendo qualche bilancio, ripensando a tutte le cose realizzate, a quelle lasciate da parte ed infine a quelle ormai perdute. 

Nonostante tra le pagine di questo resoconto compaiano anche amari rimpianti e strazianti delusioni, non posso fare a meno di notare che tutte le volte nelle quali ho seguito il cuore ne è uscito qualcosa di positivo, valorizzante o per lo meno arricchente. 
Nella teoria dei cinque movimenti, per poter ottenere qualcosa dalla vita, è importante che tutti gli elementi collaborino insieme al fine di avverare concretamente desideri che altrimenti resterebbero bloccati nella fantasia ed allo stesso tempo dare passione e luce a pianificazioni fredde e calcolate che finirebbero per non darci comunque alcun appagamento. 
Sognare di scrivere un libro era qualcosa che portavo dentro da tempo, ma era come se gli elementi non fossero mai allineati al momento giusto e con lo stesso scopo a muoverli nelle diverse direzioni. 
Così, una volta c'era di mezzo la carriera che avrebbe dovuto darmi grandi soddisfazioni e successo, un'altra la paura del fallimento che mi bloccava e congelava nelle sue grinfie impietose, un'altra la mancanza di passione genuina e un'altra ancora semplicemente l'assenza di quel rigore necessario per pianificare e dare struttura ad un'idea. 
Purtroppo per quasi tutta la vita sono stata una persona individualista, autonoma e solitaria e il mio mondo interiore non ha potuto fare altro se non rispecchiarmi completamente per molto tempo, fino a quando non mi sono ammalata e ho dovuto cambiare tutto. 
E proprio dalle profondità dell'animo e del corpo ha preso il via una rivoluzione sconvolgente, che a piccoli passi ha trasformato anche il mio modo di vivere e le mie priorità, rimodellando la mia essenza dall'interno verso l'esterno. 
Necessariamente ho iniziato a lasciare andare cose e persone, a fare pulizia del superfluo e sciacquare via la sporcizia che mi ero gettata addosso, fino a quando ho sentito che era arrivato il momento di seminare qualcosa di nuovo e ricominciare da zero.
Su quel nuovo terreno, più fertile e maturo, le idee non solo hanno iniziato finalmente a prendere vita, ma anche crescere e svilupparsi con la collaborazione di corpo, mente/cuore e spirito. 
Ci sono voluti tanti anni prima di iniziare a scrivere di nuovo, di lasciare scorrere le parole e allo stesso tempo dar loro spazio e struttura, ma alla fine ce l'ho fatta. 
E anche se spesso le cose non sono andate come avrei voluto, e ci sono davvero ancora tanti passi da fare, sia in avanti che indietro, c'è una cosa che ora, alla mia età, sento di aver conquistato davvero: la consapevolezza.



Today, on the day of my thirty-sixth birthday, I was doing some evaluations, thinking back to all the things that have been achieved, to those left aside, and finally to those that have now been lost. 

Although bitter regrets and heartbreaking disappointments appear among the pages of this report, I can't help but notice that every time I followed my heart, something positive, enhancing, or at least enriching came out. 
In the theory of the five movements, in order to get something out of life, it is important that all the elements work together in order to concretely fulfill wishes that otherwise would remain stuck in the imagination and at the same time give passion and light to cold and calculated planning that would end up not give us any fulfillment anyway. Dreaming of writing a book was something I had been carrying inside for a long time, but it was as if the elements were never aligned at the right time and with the same purpose to move in different directions. 
So, once there was a career involved that should have given me great satisfaction and success, another the fear of failure that blocked me and froze me in its merciless clutches, another the lack of genuine passion, or again the absence of that rigor necessary to plan and give structure to an idea. 
Unfortunately for most of my life, I have been an individualistic, autonomous, and lonely person and my inner world could not do anything but mirror myself completely for a long time until I got sick and had to change everything. 
And it was from the depths of my soul and body that a shocking revolution began, which in small steps has also transformed my way of life and my priorities, reshaping my essence from the inside out. 
Necessarily I started letting go of things and people, cleaning up the superfluous and rinsing away the dirt I had thrown at myself until I felt it was time to sow something new and start from scratch. 
On that new, more fertile, and mature ground, ideas have not only finally begun to come to life, but also grow and develop with the collaboration of body, mind/heart, and spirit. 
It took many years to start writing again, to let the words flow and at the same time give them space and structure, but in the end, I did it. And although things have often not gone as I would have liked, and there are still so many steps to take, both forward and backward, there is one thing that now, at my age, I feel I have really achieved: awareness.

venerdì 9 aprile 2021

Primavera e Legno - Spring and Wood



Per la Teoria dei Cinque Movimenti la primavera è la stagione del Legno.

La prima immagine che potrebbe venirci in mente quando pensiamo al legno sono i grandi abeti, i principi della montagna, i pini che si appigliano agli scogli per poter crescere vicino al mare, le querce secolari che si impongono come custodi delle foreste o le distese di castagni che forano il terreno con i loro ricci spinosi. 

Eppure, non c'è niente di meglio del movimento di una piccola piantina che buca il terreno per poter crescere per rappresentare al meglio questo movimento.

In primavera la forza vitale della natura si espande in ogni direzione, espandendosi coraggiosamente verso ogni fonte di nutrimento e di apprendimento. 

La curiosità e la ricerca spingono tutti gli esseri viventi ad uscire, a sperimentare, a ricercare nuovi stimoli ed obiettivi e proprio per questo, una delle caratteristiche più interessanti di questa stagione sono il coraggio e la creatività.

Si dice così che non ci sia momento migliore per sciogliere i capelli al vento, assaporare le novità portate dal nuovo ciclo nascente e buttarsi in nuove avventure, lasciandosi guidare dal proprio istinto, nutrito dalla saggezza e dalla visione dell'acqua e illuminato dal desiderio profondo del fuoco.

In questa stagione la bellezza è al suo culmine tra i fiori coloratissimi e profumatissimi, i prati verdi che sanno di abbondanza, l'acqua trasparente che scorre per ripulire le ultime foglie secche e il sole che invita tutti ad uscire allo scoperto ed accendersi di nuovo dopo il torpore invernale.

Certo vi sono anche degli aspetti non propriamente positivi riguardo al legno e alla primavera, ma per ora preferisco concentrarmi su questo senso di rinnovamento e rigenerazione, che quest'anno io sento quanto mai necessario e benefico.

Nei prossimi post vi parlerò ancora delle caratteristiche di questa stagione e degli altri suoi aspetti (non dico negativi perché non sono soggetti a giudizio!)

Buona primavera, buon rinnovamento! 


For the Theory of the Five Movements, spring is the season of Wood.


The first image that could come to mind when we think of wood is the large fir trees, the princes of the mountains, the pines that cling to the rocks to be able to grow near the sea, the centuries-old oaks that impose themselves as guardians of the forests or the expanses of chestnut trees that pierce the ground with their thorny hedgehogs.

Yet, there is nothing better than the movement of a small seedling that pierces the ground to grow to best represent this movement.

In spring the life force of nature expands in every direction, boldly dilating to every source of nourishment and learning. 

Curiosity and research push all living beings to go out, to experiment, to seek new stimuli and goals and for this reason, one of the most interesting features of this season is courage and creativity.

It is said that there is no better time to unleash your hair in the wind, savor the novelties brought by the new nascent cycle and throw yourself into new adventures, letting yourself be guided by your instincts, nourished by the wisdom and vision of water and illuminated by the deep desire of fire.

In this season, beauty is at its peak among the colorful and fragrant flowers, the green meadows that smell of abundance, the transparent water that flows to clean up the last dry leaves, and the sun that invites everyone to come out and light up again after the winter numbness.

Of course, there are also some not exactly positive aspects about wood and spring, but for now, I prefer to focus on this sense of renewal and regeneration, which this year I feel very necessary and beneficial.

In the next posts, I will tell you more about the characteristics of this season and its other aspects (I do not say negative because they are not subject to judgment!)

Happy spring, happy renewal!

mercoledì 24 marzo 2021

Let me write - Lascia che io ti scriva

 


From the moment I learned to write and understand the meaning of the sentences that I saw slipping from my mind to the paper, I realized that this would be my preferred means of communication.
I soon had confirmation that in no other way would I be able to express my thoughts with such courage and consistency and so I never stopped relying on the power of the pen.
In fact, I almost immediately realized that writing would help me overcome my shyness and the confusion that often hovered in my mind. When I was speaking my head seemed to jump like a cricket-mad between one thought and another, letting itself be overwhelmed by any criticism or doubt, instead of my written voice never betrayed me, always carrying out every concept with care and decision.
For a very long time, I have relied almost exclusively on letters, exchanging notes under the desk, long papers, stories, and later on even more immediate systems such as e-mails and chats.
 
The writing was not only one of the many means of communication at my disposal but over time it has become above all a way to give meaning to things, even to the apparently more banal ones.
And if putting words and ideas on paper is a duty for some, for me it has become a necessity that I can no longer control, a whirlwind of energy that swirls from the belly to the hands, sometimes without even going through my head, carrying me to assertions so strong and profound that they often create great embarrassment when rereading.
The truth is that my voice would never have been able to say certain things, just as my heart would not have endured a confrontation as easily and I fear that without the writing I would still be imprisoned in toxic situations.
Yet, not even fear and uncertainty can stop the movement that escapes from the throat to channel itself into the hand and give life to a mixture of letters, spaces, and points that know how to heal and hurt more than anything else.
And still today I always pray that I can transfer every communication into writing, relying on the only weapon I feel I can wield to protect my ideas.
Even in my book, I have tried to hide thoughts, sometimes extreme or rather too intimate, in the emotional canvases of its characters, letting them cry out the words that I still don't know how to pronounce.

ITA 

Dal momento in cui ho imparato a scrivere e capire il senso delle frasi che vedevo scivolare dalla mia mente al foglio, mi sono resa conto che quello sarebbe stato il mio mezzo di comunicazione preferenziale.

Ben presto ho avuto conferma che in nessun altro modo sarei stata in grado di esprimere i miei pensieri con tanto coraggio e coerenza e così non ho mai smesso di affidarmi alla forza della penna.

Infatti, ho quasi subito realizzato che scrivere mi avrebbe aiutata a sopperire alla mia timidezza e alla confusione che spesso aleggiava nella mia mente. Se parlando la mia testa pareva saltellare come un grillo impazzito tra un pensiero e l'altro, lasciandosi sopraffare da ogni critica o dubbio, la mia voce scritta non mi tradiva mai, portando sempre a termine ogni concetto con cura e decisione.  

Per lunghissimo tempo mi sono affidata quasi esclusivamente alle lettere, agli scambi di bigliettini sottobanco, ai temi lunghi pagine e pagine, ai racconti e più avanti anche a sistemi più immediati come le e-mail e le chat. 

 

Lo scrivere non era solo uno dei tanti mezzi di comunicazione a mia disposizione, ma con il tempo è diventato soprattutto un modo per dare senso alle cose, anche a quelle apparentemente più banali.

E se mettere nero su bianco parole ed idee per alcuni è un dovere, per me è diventata necessità che non posso più controllare, un turbinio di energia che si muove vorticosamente dalla pancia fino alle mani, a volte senza nemmeno passare per la testa, portandomi ad asserzioni così forti e profonde che spesso mi creano grande imbarazzo durante la rilettura. 

La verità è che la mia voce non sarebbe mai stata in grado di dire certe cose, così come il mio cuore non avrebbe sopportato uno scontro diretto altrettanto facilmente e temo che senza la scrittura sarei ancora imprigionata in situazioni tossiche. 

Eppure, nemmeno la paura e l'incertezza possono fermare il movimento che scappa dalla gola per incanalarsi nella mano e dare vita ad una mescolanza di lettere, spazi e punti che sanno guarire e ferire più di ogni altra cosa.

E ancora oggi prego sempre di poter trasferire ogni comunicazione in scrittura, affidandomi all'unica arma che sento di poter brandire per proteggere le mie idee. 

Anche nel mio libro ho tentato di nascondere pensieri, a volte estremi o per meglio dire troppo intimi, nelle tele emotive dei suoi personaggi, lasciando che fossero loro a gridare le parole che non so ancora come pronunciare.


lunedì 8 marzo 2021

Festa della donna 2021 - Rompere gli schemi e uscire dalle righe



Ho sempre odiato le categorizzazioni a tenuta stagna, i canali espressivi senza deviazioni e tutte quelle strade comunicative tracciate senza possibilità di attraversamento. 
Femminile, maschile, rosa, azzurro, puoi, non puoi, capacità, incapacità, dentro, fuori, emotivo, razionale... 
Ricordo che quando ero piccola, il mondo mi pareva estremamente suddiviso e diviso, forzatamente eterogeneo, una scacchiera in bianco e nero, precisa e quadrata, senza possibilità di sfumature o sbavature. Eppure, nella mia ingenuità, ho pensato che crescendo avrei trovato qualcosa di diverso, una culla di cultura e comprensione, dove avrei potuto esprimere i miei talenti al di là delle classificazioni e delle differenziazioni, ma non è stato così. 

Ricordo che avevo 21 anni quando partecipai alla mia vera prima riunione e quando sentii per la prima volta dire in ambito lavorativo: “voi donne siete troppo sensibili, vi affidate sempre al vostro cuore nelle scelte e nelle decisioni e questo vi porta sempre a sbagliare”. Non penso che usare il cuore di per sé sia una cosa orribile, ma che in quel contesto e con quel contorno suonava come una minaccia e una condanna totale all'incapacità di saper prendere decisioni giuste ed eque in quanto donna. 
Con gli anni le cose non sono certo migliorate, anzi, potrei scrivere un saggio sulle volte che ho sentito frasi partire con "voi donne…", seguite poi da qualche cliché retrogrado e senza senso. 
Per anni ho sofferto per via del fatto che il mio destino pareva già deciso da tempo: il mio sesso implicava una serie di difficoltà e ingiustizie che mai avrei immaginato di dover sopportare e combattere. 

Quante volte mi sono ritrovata a sminuire me stessa per mettere a tacere quei giudizi impietosi e le allusioni poco professionali? E quante volte per evitare conflitti con persone ignoranti, ho lasciato che mi mettessero in quelle scatole che tanto odiavo, offrendo loro persino il lucchetto? 

Grazie al taoismo (che non è una religione), sto imparando tantissime cose, soprattutto l'importanza di non affidarsi a categorizzazioni, poiché tutto è relativo e mutevole. In questa visione della realtà, le divisioni non sono fisse e una cosa si esprime in una o nell'altra classe solo quando messa in comparazione con qualcos'altro: yin yang, infatti, esprimono più un rapporto, che una comparazione. 
Così potremmo dire che una donna è più yin di un uomo, ma che un uomo anziano è più yin di una donna giovane. Ovvero, fino a quando non si cerca un confronto, non esiste divisione, né categorizzazione. 

Questo principio, insieme a quello dell'accettazione del cambiamento e della fluidità della vita, mi ha dato un po' di pace e di coraggio. Purtroppo, siamo lontani da quel tipo di mondo che sognavo da bambina, ma ci siamo più vicini di quanto non lo fossimo anni fa. 

La relatività non è un modo semplicistico per sfuggire alle sfide, è un'apertura al cambiamento e al saper vivere senza paura e resistenza ad esso, rispettando tutti senza cercare necessariamente la distinzione assoluta e spesso limitante per sentirsi più forte dei suoi simili. 

lunedì 28 dicembre 2020

Incompiuto - Unfinished (ITA-ENG)


 

Incompiuto.

 

Quando scende la neve e fuori c’è solo la luce debole del crepuscolo, io penso sempre alle cose incompiute.

La neve copre tutto: le macchie di olio sull’asfalto, lo sporco lasciato a terra dagli esseri disumani, i ciottoli ben disposti nei vialetti, le buche scavate a metà dei lavori in corso e l’erba ingiallita di dicembre. 

E allora ricordo tutte quelle cose cosparse da finti sorrisi, stupide scuse e mancanza di coraggio, che sono state lasciate sospese, coperte da tanti strati e congelate per anni, immobili e perfettamente conservate nel loro stato di rinuncia ed abbandono. 

Non solo cose, soprattutto parole, intenzioni, idee, sentimenti, amicizie ed amore. 

Immagini candide, meravigliosamente bloccate nel tempo, istantanee di attimi che non torneranno più, simboli brucianti delle mie incapacità, rimorsi che crepano il cuore e tagliano il respiro.

Ho intera biblioteca di “incompiuti”, di tutto quello che poteva essere e non è mai stato, spesso per mia volontà, altre volte per via di eventi incontrollabili, tempi sbagliati, diacronie ed imprevidenza.

Così, quando cade la neve non posso fare a meno che pensare al mio personale giardino d’inverno, dove custodisco questa raccolta di nature morte e vago sospirando in cerca di conforto. 

Forse per questo non amo l’inverno, forse per questo vorrei vivere in un’eterna primavera delle seconde occasioni, forse per questo non sopporto il gelo esterno e forse per questo sono sempre alla ricerca del fuoco e del suo soffio vitale.


Sotto la coltre bianca, qualcosa troverà eterno riposo, ma qualcos’altro, con grande forza e determinazione, saprà rifiorire in primavera e allora tornerà anche il senso di compiutezza e la voglia di riprovarci. 


lunedì 16 novembre 2020

Raccontami ancora di quella volta - Tell me again about that time

ITA - ENG

Raccontami ancora di quella volta.

Raccontami ancora di come le cose non vanno mai come vorremmo e del perché sia questo a rendere la vita più interessante.
Raccontami di nuovo dove andiamo a finire dopo la morte, di quell'energia che si disperde e che si distribuisce in tutto l'universo.
Raccontami un'altra volta di come l'ispirazione doni sé stessa alle persone malinconiche, mentre preferisce negarsi maliziosamente a quelle felici.

Raccontamelo, ti prego.

Questa volta presterò più attenzione, questa volta non mi arrabbierò quando mi dirai che le cose non vanno quasi mai come noi desideriamo. Avevi ragione tu, la vita è imprevedibile, altrimenti non sarei qui a scrivere queste cose.
Indicami dove si disperderà la tua energia nell'universo, così che io ti possa trovare; disegnami una mappa, crea una legenda, traccia un percorso che io possa seguire.
E soprattutto, mostrami la tua malinconia, perché non mi fa paura.
Sappi che se mai sarai felice, ti donerò la mia di ispirazione, io ne ho a bizzeffe.
A dire il vero non so nemmeno io cosa farmene di tutto questo estro, sono anni che ne faccio scorta. 
Sai, se mai dovessi essere felice anch'io, un giorno.

Raccontami di quella volta, di quella volta in cui è bastato scambiarsi uno sguardo per capire tutto. 
Raccontami se è accaduto davvero o se ormai sono stata inghiottita dalla generosa follia della mia immaginazione. 

Tell me again about that time.

Tell me again about how things never turn out the way we would like them to and why this is what makes life more interesting.
Tell me again where we end up after death, of that energy that is dispersed and distributed throughout the universe.
Tell me once more about how inspiration gives itself to melancholy people, while it prefers to maliciously deny itself to happy ones.

Tell me, please.
This time I will pay more attention, this time I will not get angry when you tell me that things rarely go our way.

You were right, life is unpredictable, otherwise, I wouldn't be here writing these things.
Tell me where your energy will be dispersed in the universe so that I can find you; draw me a map, create a legend, trace a path that I can follow.
And above all, show me your melancholy, because it won't scare me.
Know that if by chance, you are happy, I will give you my inspiration, I have plenty.
To tell the truth, I don't even know what to do with all this inspiration, I've been stocking it up for years.
You know, in case someday I would ever be happy too.
Tell me about that time, about that time when it was enough to exchange a glance to understand each other.

Tell me if it really happened or if I've been swallowed by the generous folly of my imagination. 

lunedì 2 novembre 2020

Era solo un sogno



Questa notte ho fatto un sogno davvero strano, effettivamente era un po' di tempo che non mi capitava più di sognare così.

Da quando è iniziato questo periodo buio e difficile, anche i sogni sono cambiati, come intimoriti dalla pressione soffocante della realtà diurna che prende ed avvolge ogni desiderio futuro e lo lega inevitabilmente ad un destino comune per tutta l'umanità.
Eppure il sogno di stanotte è stato diverso, non particolarmente bello o positivo, ma semplicemente creativo, assurdo, enigmatico, proprio come i sogni che facevo prima.
Nel mio sogno c'erano alcune mie vecchie amiche, persone che ho perso di vista e che ormai osservo solo da lontano grazie alla testimonianza lasciata da qualche foto aggraziata postata sui social. Mi compiaccio che siano vive e che stiano bene, ovviamente, ma risulta strano vedere dettagli intimi della loro vita senza esserne davvero parte. 

Comunque, nel sogno le ragazze parlavano delle loro carriere favolose e tenevano in mano dei faldoni pieni di fogli, tenuti in ordine da tanti segnapagina colorati che parevano delle pignatte. Io le osservavo e pian piano scivolavo verso il basso, fino a quando mi sono fatta così piccola da cadere tra le pieghe del divano, in quei luoghi oscuri dove si annidano le briciole e la polvere.
Il divano è comparso all'improvviso, non mi ero nemmeno resa conto di esservi sopra (e poi dentro), ma il mio rimpicciolirmi, ecco quello lo potevo percepire bene. 
Senza che loro se ne fossero nemmeno accorte, io non c'ero più, o meglio, io c'ero, ma loro non mi potevano più vedere.
Agitandomi balzavo tra la polvere e le briciole per farmi notare, ma loro ormai stavano andando via con dei vinili in mano (evidentemente i faldoni non servivano più).

Alla fine mi sono accovacciata, ho appoggiato la testa sulle ginocchia e mi sono svegliata, felice e confusa di non aver sognato grafici e numeri. 

Tao Te Ching verso 16 - verse 16 - ITA and ENG

  "Ritornare alle radici significa trovare la pace. Trovare la pace significa onorare il proprio destino. Onorare il proprio destino è ...