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mercoledì 2 giugno 2021

Tao Te Ching - Verso 15 - Verse 15- ITA and ENG

🇮🇹 🇬🇧
Ho deciso di proseguire con lo studio e l'analisi del Tao Te Ching e per questo oggi vi parlerò di qualche riflessione che ho fatto riguardo al capitolo 15.
A proposito, io utilizzo due versioni del Tao Te Ching: quella di Wayne Dyer "Living the wisdom of the Tao" e quella dell'Universale Economica Feltrinelli.
Nel capitolo 15 si parla dei "grandi maestri dell'antichità" e della loro naturale saggezza che li portava a vivere secondo la via della natura, elevandoli sempre più verso una compiutezza morale e spirituale.
Come nell'antica Grecia, anche per i cinesi dell'epoca di Lao Tzu, era fondamentale imitare quella parte di passato che aveva portato la loro civiltà a dei livelli di magnificenza e grandiosità davvero incredibili.
In questo caso però non si tratta di emulare battaglie epiche o lusso sfrenato, ma al contrario si elogia la pratica dell'umiltà e della modestia che aveva portato i saggi a potersi confrontare direttamente con la via della natura e a carpirne i segreti con cuore calmo e mente aperta.
La mia parte preferita giunge quasi alla fine dei versi, dove vi sono alcune frasi che riguardano la separazione tra il torbido ed il sottile. Anche in questo caso parliamo della globalità dei termini stessi, una visione olistica che contrappone e allo stesso tempo unisce opposti complementari in un abbraccio continuo.
Nella pratica del Tai Chi e del Qi Gong spesso lasciamo sedimentare il torbido per permettere al sottile di muoversi e salire, rendendo più fluidi e armoniosi i gesti, la respirazione e l'intenzione.
L'idea di lasciare che un pensiero o un'emozione apparentemente ingestibili si depositino sul fondo, riportando così limpidezza e calma all'interno dei nostri processi mentali e dei nostri movimenti, è uno dei principi che mi ha sempre affascinata maggiormente di queste discipline.
Io di natura sarei agitata come un mare in tempesta, una vera a propria furia turbolenta, eppure, quando pratico Tai Chi, riesco a sentire ed interiorizzare quel senso di calma, chiarezza e completezza che solo la non azione, la non ricerca e la non interferenza sanno donare.
(A questo proposito vi consiglio di aspettare l'analisi del capitolo 37, un motivo in più per me per proseguire questo percorso meraviglioso)
Ammetto umilmente che vi sono principi che mi sono ancora oscuri e visioni sul vuoto che non riesco a catturare in nessun modo, ma anche questo fa parte del processo, dell'elaborazione e di quella forza naturale che sa aprire le notti più oscure con i primi raggi del sole nascente.
🇬🇧
I have decided to continue with the study and analysis of the Tao Te Ching and for this reason today I will talk to you about some reflections I have made regarding chapter 15.
By the way, I use two versions of the Tao Te Ching: Wayne Dyer's "Living the wisdom of the Tao" and the Universale Economica Feltrinelli.
Chapter 15 talks about the "great masters of antiquity" and their natural wisdom that led them to live according to the way of nature, raising them more and more towards moral and spiritual completeness.
As in ancient Greece, even for the Chinese of the Lao Tzu era, it was essential to imitate that part of the past that had brought their civilization to truly incredible levels of magnificence and grandeur.
In this case, however, it is not a question of emulating epic battles or unbridled luxury, but on the contrary, it praises the practice of humility and modesty that had led the wise to be able to confront directly with the way of nature, to grasp its secrets with a calm heart and open mind.
My favorite part comes almost at the end of the lines, where there are some phrases about the separation between the cloudy and the subtle. Also in this case we are talking about the globality of the terms themselves, a holistic vision that contrasts and at the same time unites complementary opposites in a continuous embrace.
In the practice of Tai Chi and Qi Gong we often let the turbidity settle to allow the subtle to move and rise, making gestures, breathing, and intention more fluid and harmonious.
The idea of letting a seemingly unmanageable thought or emotion settle to the bottom, thus restoring clarity and calm within our mental processes and our movements, is one of the principles that has always fascinated me most of these disciplines.
By nature I would be agitated like a stormy sea, a real turbulent fury, yet, when I practice Tai Chi, I can feel and internalize that sense of calm, clarity, and completeness that only non-action, non-seeking, and non-interference know how to give.
(In this regard, I advise you to wait for the analysis of chapter 37, one more reason for me to continue this wonderful journey)
I humbly admit that there are principles that are still obscure to me and visions of the void that I cannot capture in any way, but this too is part of the process, of the elaboration and of that natural force that knows how to open the darkest nights with the first rays of the rising sun.

domenica 16 maggio 2021

Coltivare le passioni, un racconto breve - Cultivating passions, a short story ITA and ENG



Un giorno, stanca di vedere i miei sogni seccarsi come semi vecchi in un cassetto, presi la mia zappa, i miei stivali di gomma, una manciata dei miei desideri e mi misi alla ricerca di un terreno dove poter dare spazio alle mie fantasie.

Rimasi stupidamente stupita nel vedere che gran parte della mia immaginazione si era inaridita sotto il cocente sole della disillusione e dell'immobilità creativa, mentre l’altra era quasi completamente stagnante, bagnata, affogata in valli di lacrime nutrite da paure più o meno realistiche e dalla mancanza di fiducia in me stessa e nel mio estro. 

Vagai con i miei semi chiusi nel pugno serrato e la zappa che mi trascinavo dietro a fatica per giorni, mesi, anni... fino a quando un giorno non incontrai un piccolo cancello.

Sull'inferriata vi era affisso un piccolo cartello realizzato su una placca di ottone e decorato con smalti colorati che diceva: "Giardino segreto - vietato l’ingresso agli adulti spenti e senza fantasia".

Ridendo spinsi quella piccola struttura cercando di forzare il lucchetto dorato che la teneva chiusa, ma il cancello non si aprì e parve invece diventare più grande e pesante.

Per un attimo mi fermai a pensare con cosa avrei potuto rompere il lucchetto e improvvisamente mi ricordai della zappa! 

Così, sicura del mio strumento, presi il mio attrezzo le battei con forza contro il lucchetto e contro la serratura, ma non accadde nulla. 

Dopo svariati tentativi la zappa si scheggiò e ormai sconfitta decisi di sedermi ad osservare il mio nemico di ferro battuto, quando notai che il lucchetto non era un sigillo qualsiasi, ma bensì la chiusura del mio diario segreto, un reperto antico che conservavo in qualche libreria ormai sommerso da libri adulti e sogni più attinenti alla mia realtà.

Adoravo quel diario, ci avevo scritto tante cose e fu il mio compagno di strada fino a quando non compii sedici anni e mi parve doveroso chiuderlo per sempre.

Quel libro segreto, così tenero e perfetto, aveva un solo grande difetto: il lucchetto era difettoso e mia nonna mi dovette mostrare un trucco per poterlo forzare senza rompere la piccola chiave a seguito delle mie scene di disperazione e afflizione totale.  

Allora quell’apertura mi parve come una fantastica magia, perché allora sapevo credere nei piccoli gesti, nelle coincidenze e nel buon cuore delle persone e quello spesso mi bastava per spalancare porte, portoni e limiti di ogni tipo. 

Mentre sedevo ancora incredula davanti al cancello sbarrato mi resi finalmente conto che la mia razionalità, il mio scudo invisibile contro tutto e tutti, mi aveva chiusa dentro e fuori, impedendomi di trovare soluzioni creative ai miei problemi e agli ostacoli della vita.

Senza nemmeno accorgermene con il tempo avevo perso la capacità di sognare, di credere nelle cose, nelle persone e nelle mie capacità ed era ormai chiaro che non sarebbe certo bastata una zappa per piantare e coltivare i semi dei sogni e delle passioni. 

Così, con uno sforzo sovrumano di coraggio e di confidenza, forzai il lucchetto ripensando ai gesti della nonna, alle sue mani magre e alla sua pelle translucida, ai suoi occhi socchiusi e ai suoi movimenti decisi e fiduciosi e provai a ripeterli ritrovando quel desiderio di magia e stupore che avevo gradatamente spento e dimenticato.

Senza troppo impegno fisico il cancello si aprì, e con il cuore sorridente e l'entusiasmo di una bambina entrai nel giardino segreto. 

Lì ogni cosa era ricca, fertile, luminosa e viva. 

Lasciai la zappa e iniziai a scavare con le mani, sporcandomi da testa a piedi e ridendo della mia cocciutaggine e delle mie inutili rimostranze.

In un paio di ore seminai tutti i semi che mi erano rimasti e li annaffiai con l'acqua della volontà e della determinazione. 

Da quel giorno ricominciai a coltivare le mie passioni, a dedicarci del tempo, a prendermene cura, permettendomi di sporcarmi di terra, di bagnarmi con l'acqua, di lasciarmi scaldare dal calore del sole e cullare dalla voce del vento.

Le piante non sono grandi come avrebbero potuto esserlo se avessi iniziato subito questo percorso, ma stanno crescendo e sono vive, e in fondo non mi spiace affatto crescere con loro e imparare anche a coltivare me stessa. 

domenica 2 maggio 2021

La magia delle piccole cose - The Magic in little things


La magia per me ha sempre rappresentato una sfida stimolante: da una parte c'era il desiderio di credere in qualcosa di superiore ed incantato, dall'altra la voglia di poter spiegare anche i fatti più incomprensibili con la logica ed il metodo scientifico.

Nel mio libro ci sono molti passaggi che ricalcano questo mio confronto interiore ed ho cercato di lasciare un buon margine di libertà al lettore per poter fare altrettanto.
Crescendo però ho incontrato altri tipi di magia, definizioni che poco avevano a che fare con formule magiche o scope volanti, ma vere e proprie zone d'ombra che si mescolavano ed intrecciavano tra incanto, fede, meraviglia e osservazione della realtà. 
E se la magia fosse un'emozione, più che una capacità?
Non è forse un sortilegio quella lampadina che si accende nella testa e che crea delle storie meravigliose attingendo da cose viste e sentite chissà quando o addirittura inventando dal nulla nuovi mondi, paesaggi e linguaggi?

Non è forse un incantesimo quella sensazione di pienezza alla pancia quando tutto sembra accadere nel momento giusto e al posto giusto, facendoci sentire in completa sincronia con l'universo?
Non è forse una stregoneria sorprendente la capacità che ha uno scrittore di descrivere una situazione creando un filo invisibile con l'abilità del lettore di saper immaginare a modo suo quella stessa identica scena, creando una moltitudine di film mentali tutti interconnessi tra loro?
Certo tutto questo si può spiegare con la fisica quantistica, con la capacità umana di riprodurre dati ed immagini sulla base della formazione e dell'influenza esterna o ancora con tutte le cose che dobbiamo ancora scoprire riguardo al funzionamento del nostro cervello. 
Eppure, sento che non sarebbe giusto togliere la magia da questo mondo.
L'incanto è la spinta che ci porta a creare cose nuove, a darci forza nei momenti più difficili, a giocare con ciò che ci circonda e a tentare, spesso invano, di interpretare i sentimenti altrui.

Per me la magia sarà sempre presente in un sorriso spontaneo, in un fiore che sboccia, in una candela che brucia, in una tazza di tè caldo tra le mani, in un pensiero che riempie il cuore e lo fa sussultare di speranza. 

martedì 2 febbraio 2021

Perché il Giappone? - Why Japan? ITA and ENG



"Perché proprio il Giappone?"

"Perché..."

Aspetta! Come potrei rispondere in modo semplice e compendioso ad una domanda fondamentale come questa?

 

In molti spesso mi chiedono perché io sia tanto appassionata di Oriente e in particolare di Giappone e così, oggi, tento umilmente di dare una spiegazione, ma vi anticipo già che per me è come spiegare perché ci si innamora di una persona in particolare e non di un'altra.

 

Questa storia d'amore parte senza grandi colpi di scena o visioni romantiche, infatti io sono nata in una piccola città del Nord Italia dove era estremamente raro potersi avvicinare realmente a persone e cose provenienti dal lontano Est, e vi confesso che tutto è partito prima dai cartoni animati e film e successivamente dai libri. 

Per me quegli anime erano una fonte inesauribile di informazioni su un mondo misterioso ed affascinante, idee per le mie storie, ispirazioni per il disegno in movimento e tanto altro.

Gli occhi giganti dei personaggi che esprimevano ogni emozione esistente, le case, le scuole, le nuvolette nere sopra la testa e soprattutto i rituali giornalieri, mi parevano frutto di una magia straordinaria, parte di un mondo lontano che sentivo di poter toccare e sentire, che mi era congeniale e che mi affascinava fino a trasportarmi in luoghi più o meno reali in compagnia dei suoi protagonisti.

Crescendo ho aggiunto a questa osservazione "passiva" del Giappone un tentativo più fisico di avvicinarmi ad esso, e così ho iniziato a praticare le arti marziali.

Ma la vera svolta è avvenuta quando ho conosciuto Yuki, una ragazza straordinaria che si trovava nella mia scuola superiore per uno scambio culturale. 

Non posso nemmeno descrivervi la mia gioia nel poterle parlare, nel farle ogni tipo di domanda o anche solo nell'osservare i suoi modi precisi ed eleganti. Yuki mi ha insegnato le mie prime parole di giapponese e mi ha aperto un mondo, mostrandomi che non era poi un'idea impossibile quello di sperare di potermi avvicinare realmente a tutto quello che per me era stato solo un sogno. 

 

La vita ovviamente ci riserva sempre molte sorprese ed i piani che progettiamo accuratamente, non sempre riescono a realizzarsi; sarebbe davvero troppo chiedere ad un post di Instagram di riassumere tutto, ma se risulterà interessante andrò nel dettaglio in altri post successivi.

Comunque, per farla breve, non sono riuscita a fare i passi del cammino che avevo tanto sognato, ma ho avuto la fortuna di studiare un anno Lingue Orientali e poi di laurearmi in Economia con una tesi sul miracolo economico giapponese, mantenendo sempre vivo il desiderio di scoprire e di conoscere quanto più possibile su questo argomento.

 

Questo libro mi ha permesso di riprendere le fila di un discorso interrotto, ma mai dimenticato, di ritrovare il sentiero ancora segnato dalle mie impronte sicure e decise e di ricostruire un po' alla volta i pezzi di una visione che si era infranta. 

E così è nato qualcosa di nuovo, di diverso, proprio come si fa con la tecnica del kintsugi, dove si rimettono insieme i pezzi riempiendo le spaccature con la lacca d'oro e rendendo ogni creazione unica e preziosa. 


ENG


"Why Japan?"

"Why...?"

Wait up! How could I answer in a simple and concise way a fundamental question like this?


Many people often ask me why I am so passionate about the East and Japan in particular and so, today, I humbly try to give an explanation, but I already anticipate that for me it is like explaining why we fall in love with a particular person and not with another.


This love story starts without big twists or romantic visions, in fact, I was born in a small town in Northern Italy where it was extremely rare to be able to really get close to people and things from the far East, and I confess that everything started from cartoons and movies and later from books.

For me, those anime were an inexhaustible source of information on a mysterious and fascinating world, ideas for my stories, inspirations for drawing in motion, and much more.

The giant eyes of the characters that expressed every existing emotion, the houses, the schools, the black clouds above the head, and above all the daily rituals, seemed to be the result of an extraordinary magic, part of a distant world that I felt I could touch and feel, that was congenial to me and that fascinated me to the point of transporting me to more or less real places in the company of its protagonists.

Growing up I added to this "passive" observation of Japan a more physical attempt to get closer to it, and so I started practicing martial arts.

But the real turning point came when I met Yuki, an amazing girl who was in my high school for cultural exchange.

I cannot even describe to you my joy in being able to talk to her, in asking her all kinds of questions, or even in observing her precise and elegant ways. Yuki taught me my first words of Japanese and opened a world to me, showing me that it was not an impossible idea to hope to be able to really get close to everything that for me had been only a dream.


Life obviously always reserves many surprises for us and the plans we carefully project do not always manage to come true; it would be too much to ask an Instagram post to summarize everything, but if it is interesting I will go into detail in other subsequent posts.

However, in short, I was unable to take the steps I had dreamed of so much, but I was lucky enough to study Oriental Languages for one year and then to graduate in Economics with a thesis on the Japanese economic miracle, always keeping the desire alive to discover and know as much as possible about this topic.


This book has allowed me to resume the threads of an interrupted but never forgotten discourse, to rediscover the path still marked by my sure and decisive footprints, and to reconstruct, little by little, the pieces of a vision that had shattered.

And so something new, different was born, just like the kintsugi technique, where the pieces are put back together by filling the cracks with gold lacquer and making each creation unique and precious.

Tao Te Ching verso 16 - verse 16 - ITA and ENG

  "Ritornare alle radici significa trovare la pace. Trovare la pace significa onorare il proprio destino. Onorare il proprio destino è ...