


Un giorno, stanca di vedere i miei sogni seccarsi come semi vecchi in un cassetto, presi la mia zappa, i miei stivali di gomma, una manciata dei miei desideri e mi misi alla ricerca di un terreno dove poter dare spazio alle mie fantasie.
Rimasi stupidamente stupita nel vedere che gran parte della mia immaginazione si era inaridita sotto il cocente sole della disillusione e dell'immobilità creativa, mentre l’altra era quasi completamente stagnante, bagnata, affogata in valli di lacrime nutrite da paure più o meno realistiche e dalla mancanza di fiducia in me stessa e nel mio estro.
Vagai con i miei semi chiusi nel pugno serrato e la zappa che mi trascinavo dietro a fatica per giorni, mesi, anni... fino a quando un giorno non incontrai un piccolo cancello.
Sull'inferriata vi era affisso un piccolo cartello realizzato su una placca di ottone e decorato con smalti colorati che diceva: "Giardino segreto - vietato l’ingresso agli adulti spenti e senza fantasia".
Ridendo spinsi quella piccola struttura cercando di forzare il lucchetto dorato che la teneva chiusa, ma il cancello non si aprì e parve invece diventare più grande e pesante.
Per un attimo mi fermai a pensare con cosa avrei potuto rompere il lucchetto e improvvisamente mi ricordai della zappa!
Così, sicura del mio strumento, presi il mio attrezzo le battei con forza contro il lucchetto e contro la serratura, ma non accadde nulla.
Dopo svariati tentativi la zappa si scheggiò e ormai sconfitta decisi di sedermi ad osservare il mio nemico di ferro battuto, quando notai che il lucchetto non era un sigillo qualsiasi, ma bensì la chiusura del mio diario segreto, un reperto antico che conservavo in qualche libreria ormai sommerso da libri adulti e sogni più attinenti alla mia realtà .
Adoravo quel diario, ci avevo scritto tante cose e fu il mio compagno di strada fino a quando non compii sedici anni e mi parve doveroso chiuderlo per sempre.
Quel libro segreto, così tenero e perfetto, aveva un solo grande difetto: il lucchetto era difettoso e mia nonna mi dovette mostrare un trucco per poterlo forzare senza rompere la piccola chiave a seguito delle mie scene di disperazione e afflizione totale.
Allora quell’apertura mi parve come una fantastica magia, perché allora sapevo credere nei piccoli gesti, nelle coincidenze e nel buon cuore delle persone e quello spesso mi bastava per spalancare porte, portoni e limiti di ogni tipo.
Mentre sedevo ancora incredula davanti al cancello sbarrato mi resi finalmente conto che la mia razionalità , il mio scudo invisibile contro tutto e tutti, mi aveva chiusa dentro e fuori, impedendomi di trovare soluzioni creative ai miei problemi e agli ostacoli della vita.
Senza nemmeno accorgermene con il tempo avevo perso la capacità di sognare, di credere nelle cose, nelle persone e nelle mie capacità ed era ormai chiaro che non sarebbe certo bastata una zappa per piantare e coltivare i semi dei sogni e delle passioni.
Così, con uno sforzo sovrumano di coraggio e di confidenza, forzai il lucchetto ripensando ai gesti della nonna, alle sue mani magre e alla sua pelle translucida, ai suoi occhi socchiusi e ai suoi movimenti decisi e fiduciosi e provai a ripeterli ritrovando quel desiderio di magia e stupore che avevo gradatamente spento e dimenticato.
Senza troppo impegno fisico il cancello si aprì, e con il cuore sorridente e l'entusiasmo di una bambina entrai nel giardino segreto.
Lì ogni cosa era ricca, fertile, luminosa e viva.
Lasciai la zappa e iniziai a scavare con le mani, sporcandomi da testa a piedi e ridendo della mia cocciutaggine e delle mie inutili rimostranze.
In un paio di ore seminai tutti i semi che mi erano rimasti e li annaffiai con l'acqua della volontà e della determinazione.
Da quel giorno ricominciai a coltivare le mie passioni, a dedicarci del tempo, a prendermene cura, permettendomi di sporcarmi di terra, di bagnarmi con l'acqua, di lasciarmi scaldare dal calore del sole e cullare dalla voce del vento.
Le piante non sono grandi come avrebbero potuto esserlo se avessi iniziato subito questo percorso, ma stanno crescendo e sono vive, e in fondo non mi spiace affatto crescere con loro e imparare anche a coltivare me stessa.
La magia per me ha sempre rappresentato una sfida stimolante: da una parte c'era il desiderio di credere in qualcosa di superiore ed incantato, dall'altra la voglia di poter spiegare anche i fatti più incomprensibili con la logica ed il metodo scientifico.
"Perché proprio il Giappone?"
"Perché..."
Aspetta! Come potrei rispondere in modo semplice e compendioso ad una domanda fondamentale come questa?
In molti spesso mi chiedono perché io sia tanto appassionata di Oriente e in particolare di Giappone e così, oggi, tento umilmente di dare una spiegazione, ma vi anticipo già che per me è come spiegare perché ci si innamora di una persona in particolare e non di un'altra.
Questa storia d'amore parte senza grandi colpi di scena o visioni romantiche, infatti io sono nata in una piccola città del Nord Italia dove era estremamente raro potersi avvicinare realmente a persone e cose provenienti dal lontano Est, e vi confesso che tutto è partito prima dai cartoni animati e film e successivamente dai libri.
Per me quegli anime erano una fonte inesauribile di informazioni su un mondo misterioso ed affascinante, idee per le mie storie, ispirazioni per il disegno in movimento e tanto altro.
Gli occhi giganti dei personaggi che esprimevano ogni emozione esistente, le case, le scuole, le nuvolette nere sopra la testa e soprattutto i rituali giornalieri, mi parevano frutto di una magia straordinaria, parte di un mondo lontano che sentivo di poter toccare e sentire, che mi era congeniale e che mi affascinava fino a trasportarmi in luoghi più o meno reali in compagnia dei suoi protagonisti.
Crescendo ho aggiunto a questa osservazione "passiva" del Giappone un tentativo più fisico di avvicinarmi ad esso, e così ho iniziato a praticare le arti marziali.
Ma la vera svolta è avvenuta quando ho conosciuto Yuki, una ragazza straordinaria che si trovava nella mia scuola superiore per uno scambio culturale.
Non posso nemmeno descrivervi la mia gioia nel poterle parlare, nel farle ogni tipo di domanda o anche solo nell'osservare i suoi modi precisi ed eleganti. Yuki mi ha insegnato le mie prime parole di giapponese e mi ha aperto un mondo, mostrandomi che non era poi un'idea impossibile quello di sperare di potermi avvicinare realmente a tutto quello che per me era stato solo un sogno.
La vita ovviamente ci riserva sempre molte sorprese ed i piani che progettiamo accuratamente, non sempre riescono a realizzarsi; sarebbe davvero troppo chiedere ad un post di Instagram di riassumere tutto, ma se risulterà interessante andrò nel dettaglio in altri post successivi.
Comunque, per farla breve, non sono riuscita a fare i passi del cammino che avevo tanto sognato, ma ho avuto la fortuna di studiare un anno Lingue Orientali e poi di laurearmi in Economia con una tesi sul miracolo economico giapponese, mantenendo sempre vivo il desiderio di scoprire e di conoscere quanto più possibile su questo argomento.
Questo libro mi ha permesso di riprendere le fila di un discorso interrotto, ma mai dimenticato, di ritrovare il sentiero ancora segnato dalle mie impronte sicure e decise e di ricostruire un po' alla volta i pezzi di una visione che si era infranta.
E così è nato qualcosa di nuovo, di diverso, proprio come si fa con la tecnica del kintsugi, dove si rimettono insieme i pezzi riempiendo le spaccature con la lacca d'oro e rendendo ogni creazione unica e preziosa.
ENG
"Why Japan?"
"Why...?"
Wait up! How could I answer in a simple and concise way a fundamental question like this?
Many people often ask me why I am so passionate about the East and Japan in particular and so, today, I humbly try to give an explanation, but I already anticipate that for me it is like explaining why we fall in love with a particular person and not with another.
This love story starts without big twists or romantic visions, in fact, I was born in a small town in Northern Italy where it was extremely rare to be able to really get close to people and things from the far East, and I confess that everything started from cartoons and movies and later from books.
For me, those anime were an inexhaustible source of information on a mysterious and fascinating world, ideas for my stories, inspirations for drawing in motion, and much more.
The giant eyes of the characters that expressed every existing emotion, the houses, the schools, the black clouds above the head, and above all the daily rituals, seemed to be the result of an extraordinary magic, part of a distant world that I felt I could touch and feel, that was congenial to me and that fascinated me to the point of transporting me to more or less real places in the company of its protagonists.
Growing up I added to this "passive" observation of Japan a more physical attempt to get closer to it, and so I started practicing martial arts.
But the real turning point came when I met Yuki, an amazing girl who was in my high school for cultural exchange.
I cannot even describe to you my joy in being able to talk to her, in asking her all kinds of questions, or even in observing her precise and elegant ways. Yuki taught me my first words of Japanese and opened a world to me, showing me that it was not an impossible idea to hope to be able to really get close to everything that for me had been only a dream.
Life obviously always reserves many surprises for us and the plans we carefully project do not always manage to come true; it would be too much to ask an Instagram post to summarize everything, but if it is interesting I will go into detail in other subsequent posts.
However, in short, I was unable to take the steps I had dreamed of so much, but I was lucky enough to study Oriental Languages for one year and then to graduate in Economics with a thesis on the Japanese economic miracle, always keeping the desire alive to discover and know as much as possible about this topic.
This book has allowed me to resume the threads of an interrupted but never forgotten discourse, to rediscover the path still marked by my sure and decisive footprints, and to reconstruct, little by little, the pieces of a vision that had shattered.
And so something new, different was born, just like the kintsugi technique, where the pieces are put back together by filling the cracks with gold lacquer and making each creation unique and precious.
"Ritornare alle radici significa trovare la pace. Trovare la pace significa onorare il proprio destino. Onorare il proprio destino è ...